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Copertina Quel che fu senza luce ; Inizio e fine della neve

Monografia a stampa

Bonnefoy, Yves

Quel che fu senza luce ; Inizio e fine della neve / Yves Bonnefoy ; traduzione di Davide Bracaglia

Torino : Einaudi, c2001

Abstract/Sommario: L'istanza platonica, la traccia evangelica, riunite in una veglia che non attende luce, e pure cova epifania: "Hanno posto

Dall'anticipazione

Ardua è la bellezza, quasi un enigma, E sempre da ricominciare è l'apprendistato Del suo vero senso sul limitare del prato in fiore Coperto qui e là di chiazze di neve.
Le due più recenti raccolte poetiche di uno dei grandi maestri del Novecento francese, punto d'arrivo di un'esperienza letteraria iniziata nel segno della carica passionale ...; [Leggi tutto...] L'istanza platonica, la traccia evangelica, riunite in una veglia che non attende luce, e pure cova epifania: "Hanno posto

Dall'anticipazione

Ardua è la bellezza, quasi un enigma, E sempre da ricominciare è l'apprendistato Del suo vero senso sul limitare del prato in fiore Coperto qui e là di chiazze di neve.
Le due più recenti raccolte poetiche di uno dei grandi maestri del Novecento francese, punto d'arrivo di un'esperienza letteraria iniziata nel segno della carica passionale del surrealismo e delle armonie musicali e metriche simboliste, e sviluppatasi attraverso un'inesausta tensione conoscitiva volta a superare i confini fra immagine e parola.
Scrittura che dice, attraverso la viva e concreta esperienza di luoghi e oggetti, la dimensione allo stesso tempo enigmatica e allusiva del mondo, la poesia di Bonnefoy è essenzialmente sguardo, disponibilità percettiva e ricettiva. Sguardo, in queste ultime raccolte, più disteso e pacato, alleggerito dello spasimo lirico che attraversava le precedenti; ricognizione che apre le cose a significati ulteriori, ma anche disposizione a lasciarsi attraversare dal mondo, e sollevare ad altre essenze. Un mondo che si dichiara pervasivamente nei paesaggi e negli interni cari all'autore, dove il presente si fonde alla memoria degli affetti che vi si sono compiuti, o dei presagi che sono rimasti irrealizzati; dove risaltano, nella loro emblematica valenza metaforica, sia elementi primigeni come terra, luce, fuoco, neve, acqua, pietra, sia simboli della poetica di Bonnefoy come la porta, lo specchio, la barca, il ramo. L'intima adesione alla pienezza vitale del mondo, sia pure osservata con malinconico rimpianto, che caratterizza Quel che fu senza luce si stempera nella prefigurazione della morte di Inizio e fine della neve. Qui la coltre bianca che spegne i colori nel freddo allegorizza un presentimento di estinzione, ma è anche immagine speculare, nell'idea di complementarità che racchiude, al giorno ancora saldo, alla luce ancora piena della raccolta precedente, all'"assoluto I che vibra nel prato fra le ombre".